Il Castello si trova a nord del paese e vi si arriva dal centro attraverso il ponte sul canale Molinella (canale artificiale per irrigazione fatto costruire dagli Austriaci durante la loro dominazione), che dà inizio appunto al quartiere chiamato “Di là dall’Acqua”. Le mura esterne hanno forma pentagonale di tipo irregolare con una torre ad ogni vertice. Le antiche mura hanno “vissuto” la storia del paese: quella documentata comincia nel 1082, quando l’imperatore Enrico IV dona il feudo al Vescovo di Trento. Seguirono i Bonacolsi, i Della Scala, i Gonzaga e infine i francesi di Napoleone. Finita l’epoca napoleonica e dopo il Regno Italico, nel 1814, Castellaro (Castel d’Ario) venne incluso nell'impero Austro-Ungarico fino al 1866 per poi essere annesso, nel 1867, al Regno d’Italia. Attorno al castello ruotarono gli ottocento anni di vita feudale: la Torre della Fame, l’unica che conserva un resto della merlatura che doveva contornare tutto il Castello.Il castello costituiva un elemento strategico di difesa importante insieme ai castelli di Castelbelforte e Villimpenta. Risulta essere uno dei principale castelli recintati medioevali a pianta pentagonale. Sono ancora visibili le 5 torri, inclusa quella del portale d’ingresso dove sono riconoscibili i canali di scorrimento della saracinesca e i resti dell’antico rivellino. Da un restauro compiuto a fine Novecento, nelle sale del palazzo pretorio, sono emersi affreschi con stemmi degli Scaligeri, i signori veronesi che, nella seconda metà del Trecento, mantennero l’egemonia sul castello per un ventennio. Nel castello sorge, in posizione isolata, la “Torre della Fame”, definita così perché furono ritrovati in essa alcuni scheletri riconducibili ai resti di membri della famiglia di Pico della Mirandola e dei Bonacolsi, rinchiusi all'interno della struttura e lasciati morire di fame. A ricordo della vicenda è stata affissa una lapide sulla porta d’ingresso. Sempre all'interno della stessa torre fu rinchiuso anche Evangelista Gonzaga, nel 1484, accusato di aver tramato una congiura contro il marchese Francesco II Gonzaga e successivamente scagionato. Tra il 1357 e il 1377 si concludono i lavori a Palazzo Pretorio, decorando il piano nobile con affreschi a motivi geometrici e riferiti alla signoria scaligera. Il palazzo è l’unico edificio recentemente restaurato ed è utilizzato come sala di rappresentanza e sede della biblioteca comunale.
pagina facebook del Castello di Castel d'Ario: https://www.facebook.com/pages/Castello-di-Castel-dArio/1482512405311181
gruppo AMICI DEL CASTELLO: gruppo di guide volontarie per visite guidate al Castello. Per informazioni e richieste: info@prolococasteldario.it
L'Ecomuseo è l'unione di Comuni Mantovani legati da alcune peculiarità: le risaie, i fiumi e il pesaggio rurale.
Gli obiettivi dell’Ecomuseo sono quelli di conoscere, salvaguardare e valorizzare i beni culturali (materiali ed immateriali) presenti sul territorio; promuovere la conoscenza delle trasformazioni sociali, economiche, culturali ed ambientali avvenute e tutt’ora in corso; radicare una nuova coscienza del ruolo dell’Ecomuseo, quale strumento per poter compiere scelte consapevoli orientate ad uno sviluppo sostenibile del territorio e all’armoniosa integrazione di ogni componente sociale; conoscere il patrimonio storico-artistico del territorio di pertinenza; rispettare e salvaguardare l’ambiente; valorizzare le tradizioni culturali di quanti abitano, sia da antica che da recente data, nel territorio ecomuseale.
I promotori sono i Comuni di Castel d’Ario, Roncoferraro, Bigarello, Villimpenta, Castelbelforte, Bagnolo San Vito, Roverbella, San Giorgio di Mantova e le Proloco e comitati manifestazioni dei Comuni aderenti.
Il progetto è stato riconosciuto nell’anno 2008 dalla Regione Lombardia.
sito dell'ecomuseo: www.ecomuseorisofiumipaesaggio.it
la chiesa parrocchiale è costruita a partire dal 1743, inaugurata nel 1758 è affiancata da un campanile edificato tra il 1767 e il 1773. Per la costruzione del tempio parte delle pietre sono recuperate dal vicino castello. Progettista della chiesa è l'architetto veronese Girolamo Dal Pozzo (1718-1800). Rispetto alla cultura tardobarocca tipica del periodo, Dal Pozzo si ispira alle nuove tendenze classiciste elaborate in quel periodo dalla cultura veronese. La chiesa presenta una pianta centrale organizzata attorno al quadrato dell'aula coronato da una volta a crociera. All'interno, nell'abside si trova un coro ligneo della seconda metà del Settecento con cimase recanti ovali dipinti a olio. Sopra il coro tre tele del 1765 di Gian Domenico Cignaroli raffigurano l'Annunciazione, l'Assunzione al cielo di Maria e la Presentazione al tempio di Gesù.
Iniziato nel 1774 secondo il progetto dell'architetto Girolamo Dal Pozzo, è portato a termine nel 1782, secondo le varianti apportate ai disegni dall'ingegnere Antonio Chinaglia. Il palazzo è costruito per essere la residenza del cancelliere e del governatore trentino e la sede delle locali Vicinie, le riunioni dei proprietari del luogo, finalizzate all'amministrazione del territorio. L'edificio con una pianta ad H e secondo schemi tardo-barocchi derivati dalle opere dei Galli Bibiena, è articolato su tre quote: un piano terra in origine affittato ad attività commerciali; un piano primo casa del governatore, del cancelliere e luogo delle Vicinie; un piano sottotetto non abitato. La scala in facciata dà accesso alla sala ovale delle assemblee.
Tazio Giorgio Nuvolari, nato a Castel d’Ario (Mantova), il 16 novembre 1892, è passato alla storia dello sport come uno dei più grandi piloti di ogni tempo. Esordì in corsa non giovanissimo, nel 1920, alternando la moto all’auto e arrivando a eccellere con l’una e con l’altra. Su due ruote ottenne 69 vittorie (36 assolute, 33 di classe di cilindrata), 1 titolo di Campione d’Europa (1924), 2 titoli di Campione d’Italia (1924 e 1926), 3 primati internazionali di velocità. In 8 occasioni, in sella alla monocilindrica con cui conquistò i suoi maggiori successi, la Bianchi 350, riuscì a battere anche tutti gli avversari alla guida di moto di 500 centimetri cubi. L’affermazione in campo automobilistico richiese tempo e tenacia. Dopo che si fu imposto in alcune gare correndo in proprio, ottenne dall’Alfa Romeo una vettura ufficiale per la Mille Miglia del 1930, che lo vide dominare a tempo di primato, a più di 100 km di media oraria. Gli anni 30 lo ebbero protagonista indiscusso su strade e circuiti d’Europa, Africa e America, principalmente alla guida di Alfa Romeo della Scuderia Ferrari, Maserati e Auto Union. Dopo la Seconda guerra mondiale, pur nel declino dell’età e della salute e con l’animo prostrato dalla morte per malattia dei due figli Giorgio e Alberto, ambedue diciottenni, a nove anni di distanza l’uno dall’altro, conquistò ancora qualche vittoria e fu primattore in due corse non vinte ma sensazionalmente dominate, le Mille Miglia del 1947 e del 1948. Il suo albo d’oro automobilistico comprende 92 primi posti (55 assoluti, 37 di classe), un’affermazione nel Campionato d’Europa del 1932, 3 titoli di Campione italiano assoluto (1932, 1935, 1936), 2 primati internazionali di velocità. In totale, nelle corse in circuito, fece registrare non meno di 101 volte il giro più veloce (42 in moto, 59 in auto). Scampò a una serie di incidenti agghiaccianti e morì a Mantova, nel suo letto, per una crisi cardiaca, ancora popolarissimo, l’11 agosto 1953. Ferdinand Porsche lo definì «il più grande pilota del passato, del presente e dell’avvenire». (fonte: museo Tazio Nuvolari).
Castel d'Ario gli dedica due monumenti: un busto in bronzo, realizzato subito dopo la morte dle pilota, nel 1956 dallo scultore casteldariese Giuseppe Menozzi (1895-1978) e una statua con a fianco una Bugatti, opera dello scultore mantovano Andrea Zangani, realizzata nella ricorrenza del 50°anniversario della sua morte.
Il Canale Molinella, il più importante della zona, esce dalla Fossa di Pozzolo e si snoda per 45 km fino ad arrivare alla Cardinala di Ostiglia dove sfocia nelle acque del Canal Bianco. Il nome deriva dal latino tardo foeva molendini, fossa dei mulini, indicando la funzione principale del corso d'acqua. Il suo attuale andamento è il risultato delle arginature poste in essere nella seconda metà del Quattrocento. In prossimità dell'antica pila e mulino di Castel d'Ario, la Molinella è regolata da un sistema di chiuse fiancheggiate da uno scolmatore a scivolo. L'acqua in eccesso defluisce oggi in un piccolo invaso che in origine era un vero e proprio canale chiamato Fossa di Bastiglia che cingeva ad anello l'originaria Bastiglia.
A confine tra il comune e il territorio veronese si trova il tortuoso tracciato del Fiume Tione. Anticamente chiamato Telione dal latino tilia ossia tiglio, il Tione nasce da risorgive nel territorio veronese e sfocia nel fiume Tartaro all'altezza dell'Oasi del Busatello in comune di Gazzo veronese. suoi argini, percorribili a piedi o in bici, si caratterizzano per estese coltivazioni di pioppo.
L'Allegrezza, che fino agli inizi del secolo XIII marca il confine fra mantovano e veronese, nasce da modesti fontanili nel comune di Roverbella e con un tracciato di 27 km termina in Molinella in corrispondenza di Forte Attila. Il nome del canale che nei documenti è tramandato come Agricia, Grigia, Greza, è riconducibile per alcuni al latino ager ossia campo, per altri ad alaceris, ossia veloce. Il ponte in località Villa è datato 1859.
Villagrossa è nominata per la prima volta nel 1302 come una delle ville del feudo di Castel d'Ario. La chiesa, eretta con decreto datato 3 agosto 1544 per volontà del Cardinale Ercole Gonzaga, Vescovo di Mantova, è consacrata nel 1579. Esternamente l'edificio presenta una serie di elementi aggiunti nel 1935 secondo i disegni dell'ingegnere Ugo Morselli.Si tratta del sopralzo della facciata con l'edicola neogotica e i due pinnacoli; delle finestre ogivali; dell'arco acuto dell'ingrezzo; della cella campanaria. All'interno nella cappella di destra una tela dei primi del Seicento raffigura l'adorazione della Croce con i santi Biagio, Francesco (con la croce), Antonio da Padova (con il giglio), Giuseppe (con il bastone fiorito), le sante Caterina d'Alessandria e Teresa d'Avila.
Committente del convento è Paolo Emilio Gonzaga dei conti di Novellara che, proprietario della tenuta di Susano, fa costruire il complesso nel 1614 su progetto dell'architetto Antonio Maria Viani. Nel 1619 dona l'intera costruzione ai Padri di San Domenico che prendono possesso della struttura nel 1622. In quell'anno Paolo Emilio Gonzaga era già morto ed era stato sepolto nella chiesa di Susano, in una tomba sotto la cupola, dove ancora si trova. In seguito alle deliberazioni dell'Imperatore Giuseppe II, il convento viene soppresso nel 1787. Negli anni '70 del secolo scorso, a causa di una sciagurata incuria, la chiesa e il convento vanno in rovina. Sono restaurati fra il 1992 e il 1993. I preziosi arredi all'interno della chiesa (fra i quali gli altari lignei del Seicento, sette grandi tele di Francesco Borgani, una tela di Pietro Facchinetti e due di Francesco Marcoleoni) sono stati trafugati fra il 1970 e il 1985. Adiacente alla chiesa asi trova il chiostro rettangolare, scandito da pilastri a coppie di lesene, con al centro una vera da pozzo seicentesca. La rimessa dei cavalli è stata aggiunta nel secolo XVIII.
La storia di Castel d'Ario è percorsa da figure significative in campo letterario, sociale, artistico, sportivo.
Tra i personaggi più noti, si segnalano il poliedrico Luigi Boldrini (1826-94) patriota, giornalista, educatore e benefattore, che ha donato al Comune i locali per la scuola Materna; il poeta dialettale don Doride Bertoldi (1869-1931), la cui produzione riserva ancora sorprese; lo scultore Giuseppe Menozzi (1895-1976), che ha realizzato tra l’altro il monumento ai Caduti e a Tazio Nuvolari; il versatile Oscar Rinaldi (1898-1972), numismatico di fama internazionale; il professor Francesco Pinelli (1907-1985), scrittore e poliglotta, dalla cui eredità il Comune ha acquistato la casa (ora sede delle Associazioni locali) chiamata appunto “Casa Pinelli”; il contemporaneo Angelo Lamberti (classe 1942), scrittore teatrale e poeta che da decenni raccoglie riconoscimenti prestigiosi in Italia e nel mondo.